𝘼𝙥𝙥𝙖𝙡𝙖𝙘𝙝𝙞𝙖𝙣 𝙎𝙥𝙧𝙞𝙣𝙜 di 𝗔𝗮𝗿𝗼𝗻 𝗖𝗼𝗽𝗹𝗮𝗻𝗱 ci suona familiare quale suite orchestrale, ma sapevate che questa famosa composizione nacque originariamente su commissione per un balletto?
All’inizio degli anni ’40 infatti, il talento della danzatrice e coreografa 𝗠𝗮𝗿𝘁𝗵𝗮 𝗚𝗿𝗮𝗵𝗮𝗺 si fuse assieme a quello di Copland per raccontare una storia americana di coraggio, umanità e innovazione, ritratta attraverso le aspirazioni di una giovane coppia di sposi stabilitasi in Pennsylvania.
Con il racconto di questa nuova vita in una nuova terra, il connubio danza-musica incarna la speranza e non è un caso se i critici dell’epoca definirono Appalachian Spring un’opera “splendente e gioiosa” e “una testimonianza della semplice finezza dello spirito umano”.
Il progetto fu commissionato dalla 𝗙𝗼𝗻𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗘𝗹𝗶𝘇𝗮𝗯𝗲𝘁𝗵 𝗦𝗽𝗿𝗮𝗴𝘂𝗲 𝗖𝗼𝗼𝗹𝗶𝗱𝗴𝗲 e venne eseguito per la prima volta il 30 ottobre 1944 nell’Auditorium Coolidge.
Le dimensioni relativamente ridotte di questo spazio, acusticamente incontaminato, (511 posti in tutto) richiesero a Copland di realizzare la sua visione musicale per soli 13 strumenti. Dopo quella prima esibizione Appalachian Spring ebbe un successo immediato e, nel ’45 fece guadagnare a Copland il famoso Premio Pulitzer per la musica.
I due occhi azzurri del mio tesoro
lontano lontano nel mondo mi hanno mandato.
Ho detto addio al luogo che più adoro:
occhi, occhi azzurri!
Perché mi avete guardato?
Dolore e sofferenza avrò in eterno!
Me ne uscii nel silenzio della notte,
in quel silenzio, all’oscura campagna.
Nessuno disse: “Addio!”. Nessun commiato.
Amore e pena, soli miei compagni!
Lungo la strada, un tiglio si leva:
là, finalmente, nel sonno riposai.
Sotto il tiglio, che fiorì come neve
su me versava, io dimenticai
come la vita fa male, e tutto fu di nuovo
bello! Tutto! L’amore e la pena
e il mondo e il sogno!
(“Die zwei blauen Augen”, dai Lieder eines fahrenden Gesellen)
Tutto ebbe inizio con un cuore spezzato. L’amore finito male per Johanna Richter, una giovane cantante che Gustav Mahler aveva incontrato nel periodo in cui lavorava a Kassel come direttore d’orchestra, lo avevo condotto a comporre il ciclo dei Lieder eines fahrenden Gesellen, di cui aveva scritto anche i testi. Era il 1884 e il ventiquattrenne compositore stava costruendo il suo stile utilizzando la forma del Lied (Das klagende Lied era del 1880), genere portato alla perfezione da Franz Schubert e che ancora sul finire dell’Ottocento mostrava i suoi frutti.
Inizialmente composti per il classico organico di voce e pianoforte, i Lieder venivano orchestrati e poi pubblicati intorno al 1897, insieme alle prime tre Sinfonie (in parte grazie alla borsa di studio emessa dalla provincia boema, promossa dal musicologo Guido Adler).
Forti connessioni legano questo ciclo vocale e la Prima sinfonia di Mahler (iniziata proprio nel 1884). Il tema principale del secondo Lied divenne il tema usato da Mahler nel primo movimento della Sinfonia, mentre l’ultimo verso del quarto Lied riappare nel terzo movimento della Sinfonia come pausa contemplativa nell’oscura marcia funebre
Tra fine Ottocento e l’inizio del Novecento il Lied trovò nuova vita diventando il genere a cui affidare i propri pensieri più intimi e intensi. Lanciati alla scoperta della sensibilità tardoromantica attraverso questa playlist che ti porterà nella ‘mitica’ Vienna fin de siècle!