OGGI C’È NEBBIA
Scende ovattata e impalpabile,
rendendo tutto grigio e indistinto
sia nello spazio che nel tempo.
Si insinua anche nella mia mente,
già da mesi stanca e confusa
e che vaga nell’assoluta incertezza.
Eventi lontani si perdono,
morendo in pensieri e ricordi
senza più stimoli né lucidità.
E questo giorno scivola via lento,
mentre la mia anima si svuota,
non opponendo alcuna resistenza.
Ma ecco là in fondo si intravede una luce,
la riconosco, è quella di un Tuo sorriso,
il solo dolce ricordo che potrà diradare
le ombre nebbiose che porto nel cuore.
RIFLESSIONI SULL’8 DI MARZO…
Quel giorno non scordarti di fare gli auguri a tutte le donne
che han viaggiato con te sul treno della vita,
perché ognuna di loro ti avrà lasciato qualcosa di unico,
quasi senza rendersene conto.
Fragili o forti, conosciute o anonime,
ma tutte speciali, capaci di adeguarsi
alle proprie possibilità e al mutare dei tempi.
Sicuramente sono state amate, desiderate o solo sognate,
ma spesso anche oltraggiate e calpestate,
senza però arrendersi nelle difficoltà.
Non si fermano mai e riaccendono valori nascosti,
celando coraggiosamente dietro un dolce sorriso,
lacrime dolorose che sfumano nelle profondità del cuore.
Donne che quando cadono sanno rialzarsi da sole,
che vivono oltre che col corpo soprattutto col cuore
e non scorgerai mai in loro alcun segno di resa,
ma solo una scia che profuma d’abnegazione e amore.
Rispettale sempre e in cuor tuo amale,
così non dovrai chiederti mai
quale sia il segreto del loro valore:
sono “unicamente e orgogliosamente” donne…
Mediglia, 8 marzo 2019
Francesco Semenza
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NELLA MIA CASA IL BANDOLO DELLA GUERRA
(UNA POESIA D’OCCASIONE)
Nella mia casa il bandolo della guerra
ha raffilato le generazioni con un cucitoio di ferro:
il fratello di mia madre morì sul Carso,
suo figlio a Stalingrado.
Quando, bambina, alzai gli occhi su un uomo
per la prima volta, e lui mi sorrise –
quello fu l’istante che vaglia:
fra le mie piccole mani rimase, per la vita,
un fazzoletto rosso squarciato dalla mitraglia.
La guerra: un cirro di sei lettere.
Una parola arrotata sulla cote.
Una spola che castiga la tela fin dall’incannatura.
Si spacchi il cirro, crepi la cote – in frantumi la spola!
A spazzare i cocci per l’anima in fiamme
è puro scherno la ramazza di una bandiera.
Si ribalti il tumulto del Calvario
nell’ordine dei nuovi cieli promessi!
Scrosci la luce dell’Ultima Sera!
Come il fumo della fornace
allora, forse, dilagherà la pace.
Curzia Ferrari
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IL NATALE… di un nonno
Oggi è Natale, è ancora Natale…
e più di ottanta ne ho visti passare!…
Ognuno diverso, ognuno speciale,
ognuno, a suo modo, da ricordare.
Ricordo bene quand’ero “bambino”,
ancora assonnato mi alzavo dal letto,
correvo in sala, …che gioia! …il trenino,
la palla, la corda, la tromba, il fischietto;
giocavo contento, ancora in pigiama,
saltavo tra i giochi di qua e di là,
sentivo lo sguardo di chi più ci ama,
sentivo lo sguardo di mamma e papà.
Ricordo ancora: trent’anni dopo,
ormai nella veste di “genitore”,
del Santo Natale il magico scopo
era gustarne in famiglia il calore;
e come se fossi “Gesù Bambino”,
di notte, in silenzio, senza rumore,
per i miei figli posavo il trenino
(non più manuale, ma col motore)
e poi la “Barby” e la sua casa
di tanti piani e con l’ascensore,
ricca di arredi, di oggetti invasa
e di vestiti di ogni colore.
Ora son vecchio e in più sono “nonno”,
ed i nipoti mi stan sempre attorno,
mi rubano il bene, mi turbano il sonno,
con loro è Natale sempre, ogni giorno.
Il mondo di oggi è tutto mutato:
con la playstation giochi al trenino,
al cellulare sei sempre attaccato
e non t’accorgi neppur del vicino.
In ottant’anni ho visto ogni cosa,
ciò che divide e ciò che ci unisce;
la vita è pur sempre meravigliosa
ed il Natale pur sempre stupisce.
Oggi è Natale, siam tutti più uniti,
ripenso al passato e lo confesso:
cambiato il mondo, cambiati i miti
Gesù Bambino è sempre lo stesso…
Aldo Pisani Ceretti
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PAROLE BAMBINE
Oh, l’angioletto che vola giocondo
incurante del mondo
che non gli appartiene!
Oh la colomba
che batte le ali
in danza ritmata,
beata, beata!
E il Bimbo riposa!
O forse sorride
al Babbo, alla Mamma,
ai pastori stupiti
e alle pecore mute,
prostrate
anche loro coi Magi
signori, ora fatti bambini,
mentre il cammello vigila
perché duri l’incanto?
E “Santo, Santo, Santo!”
sono musica e canto
degli angeli più esperti.
Tripudio di stelle
sul bimbo ninnato
da mani tremanti,
protese le piccole mani
agli occhi sognanti
del tenero padre
terreno, Giuseppe
il falegname.
Onorina Dino
Si è laureata in Lettere alla libera Università “Maria Assunta” di Roma con una tesi su Antonia Pozzi. Studiosa è stata custode e curatrice storica, vigile e scrupolosa, dell’Archivio Antonia Pozzi di Pasturo.